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Data pubblicazione: 25/07/2011
RESOCONTO ISOLA DEL GIGLIO E CONSIDERAZIONI SUL CORSO P1
C’è chi si iscrive ad un corso di subacquea per provare nuove emozioni, chi per poter praticare un nuovo genere di sport, chi per sentirsi in grado di poter fare qualcosa di “insolito”, ma quello che accomuna tutti è riuscire ad immergersi esplorando un mondo al di fuori del nostro vivere quotidiano. Alla fine ci sembra di respirare sott’acqua come se fosse una cosa naturale; preferiamo i pesci a certe persone perché non ci opprimono con lamentele, bensì ci rallegrano con la vivacità e la bellezza dei loro colori.
“…mi raccomando venerdì (20 maggio 2011) mattina massima puntualità per evitare il traffico in tangenziale…”. Le ultime parola famose: tutti presenti e pronti a partire all’ora stabilita, ma non abbiamo fatto i conti con la solita persona non solo ritardataria, pure smemorata!
Finalmente si parte e, com’era prevedibile, si perde il contatto con gli altri appena entrati in autostrada. Tutti presenti però all’appuntamento del mezzogiorno alla trattoria Fiore di Cecina dove abbiamo gustato un pranzo degno della migliore cucina toscana, tanto che qualcuno alla fine si sentiva quasi in colpa per aver mangiato troppo e quasi terrorizzato dall’idea di non poter più entrare nella muta.
Si riparte e dopo circa un’ora arriviamo a Porto S. Stefano, dove ci imbarchiamo e finalmente possiamo dire “Giglio arriviamo!”
Man mano che ci avviciniamo, l’isola diventa sempre più bella e in primo piano c’è il nostro hotel Saraceno proprio a picco sul mare. Giunti in porto ci sono ad attenderci i ragazzi del diving capeggiati dal mitico Stefano; portiamo l’attrezzatura alla barca e dopo averla sistemata nelle ceste si va in hotel. Dalle camere vista mare si scorge un panorama veramente meraviglioso.
Dopo la cena incontro con gli istruttori, due passi per godere un po’ di quella magica atmosfera e poi a letto a dormire… per chi c’è riuscito.
Al mattino seguente la prima vera immersione; ognuno di noi si comporta in modo diverso dal solito cercando di nascondere l’emozione e forse anche un po’ d’ansia per l’avvenimento. In barca ciascuno si prende il suo piccolo spazio senza intralciare chi gli sta vicino, questo grazie alle innumerevoli raccomandazioni dei nostri insuperabili istruttori: …”non sparpagliate la vostra attrezzatura, state attenti, non dimenticate nulla in giro, siete in tanti, la barca è piccola, non ci siete solo voi …”; tutto questo fa si che, nonostante il numero, restiamo discretamente ordinati.
E così, come nei film Spilberghiani, anche per la subacquea arriva sempre il momento della vestizione: si sente solo la voce tonante di Stefano che impartisce i vari ordini perché noi si è troppo concentrati a sistemarci le mute a vicenda in un gioco di squadra mai collaudato prima che però ci viene abbastanza bene: in un attimo (insomma…non proprio un attimo…comunque…) ci si ritrova con l’attrezzatura addosso come fossimo appena usciti da una catena di montaggio dove tu sei il pezzo da assemblare.
Quindi il grande passo, anzi, il passo del gigante: ti avvii con una dose di incerto nel cuore verso il punto di entrata e in un secondo ripassi tutte le varie fasi, l’ok dell’istruttore che attende in acqua, lo sguardo in avanti, gav gonfio, mani a protezione di ciò che ti è più prezioso (intendo dire sulla maschera etc.) un bel respiro e via, vai giù.
Spla sh… all’inizio è solo rumore, poi bollicine, poi ti riassetti e ritorni in superficie alla luce del sole; il cielo ritrovato è bellissimo ma l’istinto ti porta a guardare verso il basso: non sai quantificare la profondità, vedi le rocce, chiazze di sabbia, qualche pesciolino e senti quel poco di paura svanire…sembra che la muta tenga di brutto poi riaffondi un attimo e gulp…un malefico rivolo d’acqua si intrufola dal collo e nel cappuccio e ti gela per 10” buoni, il tempo che il corpo sacrifichi parte del suo calore per scaldarla.
“Tutti pronti dai!”, ennesimo ok agli istruttori, il segnale di immersione e si scende, e sembra di affondare in qualcosa di irreale, invece è acqua! D’istinto l’occhio va al profondimetro: 3, 4, 5, 6... metri, l’alt dell’istruttore, ci si risistema l’attrezzatura e via, verso l’infinito e oltre!
La sensazione è quella di trovarci in un’altra dimensione, un altro mondo; inutile nascondere qualche difficoltà: dobbiamo cercare di normalizzare la respirazione ma è dura farlo in condizioni provate prima solo in una piscina la cui profondità massima era 3 metri; trovare l’assetto neutro è un’impresa che a nessuno di noi pivelli della subacquea riesce; comunque la pinneggiata viene spontanea e il sistema di coppia regge; detto questo il resto e senza parole; ti guardi attorno e ovunque volgi lo sguardo sei circondato dalla vita: praterie di posidonia, meravigliose gorgonie, coloratissime spugne, ricci di mare, stelle marine, per non parlare della miriade di pesciolini lunghi pochi centimetri che ci nuotano accanto per nulla intimoriti dalla tua presenza; qua e là il bagliore argenteo di qualche pesce più grande che fa capolino quasi a voler tener d’occhio la situazione. Non riusciamo quasi ad abituarci al nuovo mondo che vediamo gli istruttori farci un gestaccio: tre dita sotto un palmo della mano aperto; è l’ora della sosta pre-risalita; sembra di essere in acqua da pochissimo eppure guardando l’orologio ci rendiamo conto di essere in immersione da 35 minuti; la risalita è un piacere; Stefano raccoglie cinture inzavorrate come fossero foulard e noi siamo già in barca a raccontarci tutto ciò che abbiamo visto; sulla terrazza (o come si chiama..) della barca le risate si sprecano; mentre ci si asciuga al sole sentiamo nascere dentro di noi la passione per questo bellissimo sport…
Per ben cinque volte le acque cristalline del Giglio ci hanno accolto ed esibito il loro spettacolo.
Ma la nostra è stata tutt’altro che una gita turistica: è stato un ripasso della teoria e degli esercizi appresi in piscina, l’imparare a gestire a menadito l’attrezzatura, l’assetto in acqua, il sistema di coppia, il tutto con l’obiettivo di conseguire il tanto sospirato brevetto.
Lunedì 23 maggio: e così, dopo tre giorni in paradiso, volati, è ora di rifare i bagagli. Ogni volta che si lascia una meta come il Giglio, i soliti pensieri riaffiorano nel ritorno mentre il Range ridicolizza i chilometri che ci separano da casa: “Ma perché abito in un paesino senza mare, in una provincia senza mare di una regione senza mare…?”
Eh perché… perché… perché... non si può scegliere tutto dalla vita, questo è quanto!
Tuttavia una scelta possibile è stata l’iscrizione al nostro Club: bellissima esperienza il corso, giganti, come il passo, gli istruttori, i nuovi amici conosciuti, e ideale il Giglio come location per il battesimo del mare…da SUB!
Credeteci... una scelta azzeccata!
Voglio ricordare i compagni di corso coi quali ho condiviso la stesura del presente:
Giorgio Radrizzani - Mauro Cucchi - Lorenzo D'Andrea
senza togliere nulla a chi appartenente alle altre squadre
ed ai nostri Istruttori Carlo Losa e Simone Sladarini.
Grazie a tutti
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